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Yoga retreat Maratea- Diario del 02 giugno 2017

Possiamo davvero constatare che lo yoga apre le porte. Abbatte le barriere, le differenze, le domande sulla religione. Il personale e gli ospiti dell’hotel ci guardano ora con la comprensione che apparteniamo ad un mondo di cui anche loro vorrebbero fare parte. Tutti cercano di andare verso  il dharma perché si sta meglio e gli altri lo percepiscono. Tutte le esperienze che stiamo facendo sono yoga: la meditazione, le asana, le camminate, le visite ai luoghi sacri, i canti. Le tappe che abbiamo percorso hanno fatto emergere due tradizioni che differiscono ma che hanno importanti similitudini. 

A Maratea si trovano 44 chiese e centinaia di luoghi di culto indirizzati ad una forma del divino. Ogni essere umano ha caratteristiche peculiari ed una certa predisposizione verso l’Assoluto perciò esistono tante differenze.

A piedi raggiungiamo il centro storico attraversando vicoli con scorci suggestivi, scalinate , chiese e cappelle decorate ad affreschi, botteghe con vecchie insegne di marmo o di legno. 

Siamo pronti per affrontare il percorso, lungo e ripido, che ci conduce alla statua del Cristo Redentore.

L’armonia del gruppo è evidente: si scambiano sguardi, si tendono mani, si condivide l’impegno, si attende chi resta indietro.

Ci fermiamo per una sosta davanti all’ingresso della Madonna degli Ulivi. La chiesa costituisce un esempio tipico di edilizia sacra povera e dignitosa ed era, probabilmente, un antico romitorio (luogo dove dimoravano gli eremiti). E’ il posto ideale per una lezione. Il tema è quello dell’umiltà, un principio che appartiene a tutte le tradizioni. Ma come facciamo a capire se siamo umili? Cosa succede quando ci sentiamo offesi? L’umiltà può essere collegata anche alla capacità di non sentirsi offesi nonostante il comportamento poco corretto proveniente dall’esterno.  Per umiltà si deve intendere lo stato in cui si è liberi dal desiderio di vedersi riconosciuti e onorati da altri. L’argomento crea molto interesse e domande da parte del gruppo.

Raggiunta la cima del monte Minerva visitiamo la Basilica Pontificia, il santuario dove sono custodite le reliquie di S. Biagio, patrono di Maratea. Poi, salendo una bianca scalinata, raggiungiamo la Statua del Cristo a braccia aperte per glorificare il Signore. E’ un Gesù giovane, senza tempo, imponente ma discreto, pronto ad accogliere. La statua vuole significare la rinascita, la speranza, il perdono luminoso.

Nel pomeriggio ci attende la Grotta delle Meraviglie. E’ una tra le più piccole d’Italia ma è ricchissima di stalattiti, stalagmiti e fiori di grotta. E’ stata scoperta per caso durante i lavori sulla statale ed è l’unica visitabile della Basilicata. E’ un’immersione nelle tenebre, nella pancia della terra, in un girone dantesco spettacolare.

Si è formata lungo una frattura della roccia con l’acqua che l’ ha erosa allargando sempre di più la faglia e formando nel tempo stalattiti e stalagmiti  alcune delle quali antropomorfe. La crescita è lentissima: pochi millimetri ogni cento anni.

Concludiamo il pomeriggio con la pratica yoga sulla terrazza dell’hotel.