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Vrindavana-Jaipur-Agra - Diario del 4 marzo 2017

E' l'ultimo giorno a Vrindvana, qualcuno già percepisce il sentimento di separazione da un luogo così spirituale. Al mattino concludiamo la lettura degli shloka del sesto capitolo della Bhagavad gita. Ci parla della difficoltà di controllare la mente e, quindi, di conseguire la realizzazione spirituale. E' stata sottolineata l'importananza dell'abbandono a Dio, di orientare quotidianamente la nostra pratica spirituale verso il divino. Nei momenti di difficoltà tutti, credenti o non credenti, alzano lo sguardo al cielo e cominciano a pregare.

Riflettiamo sull'importanza della figura del Maestro spirituale, dell' avere un modello valido che ci aiuti in un cammino che altrimenti sarebbe impossibile.

Più tardi le sacre acque della Yamuna ci cullano dolcemente per portarci in barca al samadhi di Devraha Baba, un Maestro vissuto circa 300 anni, un caso di longevità raro in un'era, come la nostra, in cui il potenziale di vita è di 100 anni. Questa storia ci chiede nuovamente di rompere gli schemi della comprensione logico razionale soprattutto in noi occidentali in quanto figli di una cultura basata su una valutazione più ordinaria dei fenomeni. Il luogo in cui ci troviamo, sulla sponda opposta della Yamuna, è incantevole, con una ricca vegetazione all'interno di un'oasi molto ben curata. Devraha Baba viveva su una piattaforma di legno posta sulla riva del fiume, senza che mai nessuno lo potesse avvicinare. Ogni tanto usciva, concedeva il suo darshana e rispondeva alle domande.

Marco Ferrini (Matsyavatara Prabhu) ha avuto occasione di incontrarlo anni fa e di chiedergli quale fosse il messaggio da portare in occidente. “In questa era gli uomini hanno il cuore di pietra”, ha risposto, “ e l'unico modo per sciogliere questa pietra è il canto di Radhe Shyam, i nomi divini”.

Siamo arrivati alla metà del nostro viaggio e ci troviamo nel pomeriggio per una condivisione sulle esperienze vissute.

Tutti i partecipanti hanno innanzi tutto espresso soddisfazione per l'armonia del gruppo. Molti hanno riferito di avere avuto modo di sviluppare spirito di adattamento nell'affrontare situazioni inedite. Ci sono stati momenti di commozione, scambi evolutivi, speranza di portare a termine gli impegni presi e consapevolezza della preziosità delle impressioni da riportare a casa. Sono emerse molte testimonianze sulla curiosità nei confronti dell'aspetto devozionale, non compreso da tutti ed espressa dal bisogno di colmare alcune lacune. Infatti diverse persone hanno raccontato la loro sensazione di inadeguatezza per mancanza di sufficiente preparazione . Ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale seguire l'indicazione di Marco Ferrini che ci insegna che il primo problema da risolvere è quello della conoscenza.