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Himalaya: fino alle sorgenti della Gange - Diario del 5 ottobre 2011

La visita alla grotta di Vasistha

Oggi andiamo a visitare la grotta di Vasistha Muni. Siamo sulla tortuosa strada verso Devaprayag. Bellissimo lo scorrere del Gange tra le montagne nella valle. La strada segue proprio il suo corso. Lungo la strada incontriamo asini che vengono caricati con mattoni pesanti e che aiutano l'uomo nella costruzione di case. Sanno già da soli dove devono andare con il loro pesante carico.

Una scimmia a pancia in giù si lascia grattare dalla sua compagna. Che simpatiche che sono! Arrivati scendiamo a piedi per una stradina ripida nel bosco che porta alla grotta. Stanno accedendo un sacrificio del fuoco, e dunque prima di far visita alla grotta decidiamo di andare a fare gli omaggi a Ganga devi, scendendo nella spiaggia sottostante.

Guru Maharaja ci insegna che per prima cosa dobbiamo toccare l'acqua del Gange con la testa e solo dopo con i piedi.

Ascoltiamo una lezione meravigliosa in questo paesaggio suggestivo.Due cani improvvisamente compaiono da non si sa dove; uno di loro si siede in mezzo al cerchio che il nostro gruppo ha creato sulla spiaggia. Un altro si sdraia a latere. Mentre passo, involontariamente gli pesto una zampetta. Mi sorprende la sua dolcezza. Avrebbe potuto darmi un morso, in fin dei conti non ci conosciamo e siamo noi gli intrusi in questo posto, invece gentilmente abbaia e si rimette a dormire. Sono esseri speciali anche loro; non è un caso che vivano qua.

Guru Maharaja ci dice: “Ricordatevi che siamo in un luogo sacro. Per percepirlo dovete predisporvi con una buona attitudine e con coscienza. Altrimenti porterete a casa forse migliaia di foto ma non certo una ricchezza interiore. La voce del Gange non è quella che sentite con le orecchie. La potete ascoltare ricercandola nel vostro cuore”. E la lezione continua per un paio d'ore.

“Maestro, qual è l'ultimo desiderio dell'uomo?” Così chiesero ad Aristotele e lui rispose: “La felicità”. A me piacerebbe tanto avere l'opportunità di dire ad Aristotele: al di là di quel che ti ha insegnato Platone e quel che Socrate ha insegnato a Platone, sappi che esiste un antico testo – la Bhagavadgita - che definisce con grande ricchezza di insegnamenti che l'essenza di tutti gli esseri è proprio la felicità. Anandamaya bhyasat... Non solo gli uomini vogliono essere felici, anche i pesci nel Gange, anche gli abitanti di queste montagne o di New York. La felicità è la nostra natura. Non dobbiamo diventare felici. Noi siamo già felici; la disgrazia è che non ne siamo consapevoli e quindi ci agitiamo a cercarla all'esterno di noi. Ma la felicità è dentro. Poiché ci siamo alienati dal nostro sé e forsennati rincorriamo piaceri sensoriali che ci lasceranno sempre inappagati, bisogna seguire un percorso che ci rieduchi a percepire quella felicità interiore ed in questo percorso occorrono insegnamenti, una guida e validi compagni di viaggio. Possiamo rinunciare al piacere sensoriale? No, dobbiamo solo imparare a goderne senza compromettere la nostra evoluzione spirituale. Lo Yoga della Bhakti non implica una rinuncia radicale al piacere dei sensi, agli oggetti belli della vita. Questi magnifici panorami, questo fiume incantevole, queste bellezze e varietà di forme e colori sono forse prodotti da un Dio nevrotico e provocatorio che ci punisce se cediamo a questa bellezza irresistibile? No! In realtà esse stesse sono espressioni del Divino. Anche il creato è una creatura del Creatore! Lo Yoga insegna a connettere tutto ciò che esiste a Dio attraverso l'Amore, attraverso lo spirito dell'offerta. Signore, grazie per la bellezza di questo paesaggio, grazie per avermelo concesso; grazie per l'alba, per il tramonto, grazie per la nascita e per la morte, tappe nella nostra storia evolutiva. Sono qui in questo mondo non per godere egoisticamente di quel che sperimento ma per condividerlo con tutti. Non solo con gli umani, anche con le piante e gli animali.”

Il cane che era sdraiato in mezzo al nostro cerchio, adesso è andato proprio accanto a Guru Maharaja e lì dorme sereno. “Non si deve nuocere a nessuno, né con desideri, né con i nostri pensieri e che dire con le nostre azioni. Questo come minimo dovrebbe essere il nostro impegno nella vita umana; non serve travestirci da indiani; non bastano qualche ora di Yoga. Dobbiamo impostare la nostra vita secondo un progetto di realizzazione spirituale che ci permetta di vivere appieno e in maniera evolutiva anche la nostra umanità. Non c'è autentica trascendenza se facciamo una fuga dal mondo; la trascendenza implica lo sviluppo più ricco della nostra umanità. Questo luogo è conosciuto come la valle di Vasistha Muni, un grande saggio vedico. Qui c'è una delle caverne in cui Vasistha viveva. Ma Pitagora a Crotone e San Francesco a Laverna facevano la stessa vita. Erano Yogi allo stesso modo! Anche loro hanno vissuto tra la gente e nelle grotte, parlando alle folle e pregando in solitudine”. Il Gange scorre dolce. Sentiamo il rigoglio delle sue acque tra le rocce di queste montagne. Va inarrestabile verso valle. Ad un certo punto udiamo un canto mai sentito prima, molto forte; saranno uccelli speciali che noi non conosciamo. Sono quasi le undici. Il sole si fa forte, ma noi siamo felici di essere qui, ad ascoltare le parole di Guru Maharaja e la voce del Gange, dentro e fuori di noi. “Immortale è l'essere, non nasce né muore. È da sempre e per sempre. Caitanya Mahaprabhu spiega che l'Amore è la potenza sovrana. L'Amore divino è capace di troneggiare sulle forze titaniche della natura. Persino l'insormontabile morte si può superare con il sentimento puro dell'Amore”. Adesso arrivano a farci compagnia anche tre vitellini e una mucca. Entrano nel nostro cerchio e si avvicinano a Guru Maharaja che li accarezza, e poi si dirigono verso il piatto dell'aratika, hanno sentito il profumo del ghi! Cerchiamo di allontanarli battendo le mani, offrendo loro fiori e banane. Shrila Gurudeva esclama: che la loro pacificità ci sia d'esempio! Dopodiché ci racconta la storia di Vasistha e Vishvamitra che ha proprio come protagonista una vacca speciale, Kamadhenu, una mucca che poteva soddisfare tutti i desideri. Il racconto è suggestivo, bellissimo. Consiglio a tutti di ascoltare l'audio di questa e delle altre lezioni che Guru Maharaja ci ha offerto in questo viaggio. Vorrei riportarvi tutte le sue parole, ma qui il tempo incalza e la connessione internet è lenta e difficile. Mentre ascolto questo racconto, scrivo sulla sabbia scintillante i Nomi divini. Vorrei lasciare una mia traccia qui, vorrei lasciarvi il cuore. Che al momento della morte io possa ricordarmi di questi insegnamenti, di questo luogo sacro, di madre Ganga che scorra sempre dentro di noi. Quell'acqua è vita. È spirito, è beatitudine, è l'amore divino che fluisce incessante.

Qui dove le montagne ci stanno a guardare, dove il Gange è accessibile e accetta di accoglierci tra le sue acque, qui è il nostro presente. Qui vediamo il nostro futuro, qui si nasconde il nostro passato. Come se tutta la nostra vita qui avesse dovuto confluire per restarvi per sempre.