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Himalaya: fino alle sorgenti della Gange - Diario del 11 ottobre 2011

Sulla luce interiore

La mattina presto andiamo a fare le abluzioni nel Gange. Ci laviamo le mani strofinandole con la sabbia e bagnandole nell'acqua del fiume. Diventano pulitissime e brillanti. Dopo una ricca colazione, riprendiamo il nostro cammino in direzione di Gaumukh, “la bocca della mucca”, la vera e propria sorgente del Gange, laddove c'è il ghiacciaio dal quale nasce il grande fiume.

Dopo circa tre ore di cammino arriviamo alla sorgente.

Qui il fiume scorre ancora più impetuoso. Ora siamo proprio di fronte al ghiacciaio. Ci avviciniamo anche oltre il limite consentito dalla nostra guida. Ogni tanto vediamo cadere pezzi di ghiaccio. Sappiamo che può essere pericoloso, ma la voce del grande fiume ci chiama. Qui il Divino si manifesta più imponente che mai. Che esperienza straordinaria è questa! Ora ritorniamo nell'area che è al riparo dal pericolo e rimaniamo in silenzio; assieme ai nostri cari compagni di viaggio ascoltiamo la lezione che ci offre Madre Ganga, mentre le vette del Bhagirathi e dello Shivaling svettano incontrastate.

Siamo a 3890 metri di altitudine. Contempliamo il panorama straordinario che ci circonda e respiriamo profondamente; viviamo la magia della creazione onnipotente. Qui Dio si tocca con le mani, si vede con i nostri occhi, se ne percepisce il gusto nell'acqua pulitissima, chiara, fredda e limpida che scorre eterna. Ci raccogliamo in preghiera e offriamo a Dio le fatiche di questi giorni, e le sofferenze di tutta la nostra vita, chiedendo la grazia di avvicinarci a Lui, di vederLo ovunque nel mondo; qui e altrove, ora e sempre. Questo giorno speciale, in cui finalmente siamo riusciti ad arrivare fino alle sorgenti del Gange, si conclude in un modo altrettanto speciale.

La sera, al nostro ritorno a Bhojbasa, andiamo a visitare un sadhu che vive da oltre vent'anni in quel luogo, anche in inverno, in un eremitaggio costruito con sassi e cemento. Si chiama Nirmala Baba ed è particolarmente ospitale. Ci invita a fare assieme dei bhajan e così ci riuniamo tutti nel suo rifugio. Con lui cantiamo delle bellissime lodi a Madre Ganga e al Guru mai sentite prima. La sua voce melodica sembra giungere da un altro mondo ed il modo in cui suona l'harmonium è di una dolcezza indescrivibile.

Tra un canto e l'altro ci dice: non importa se fuori c'è il buio o c'è la luce. L'importante è che noi abbiamo la luce dentro. Se è accesa quella luce interiore, quel che accade all'esterno non ci tocca e non ci condiziona. Ricercate Dio e abbandonatevi a Lui, completamente; riuscirete nella misura in cui servirete e adorerete il Guru, che ci aiuta a realizzare il Signore. Così sarete felici sempre, a prescindere da quel che vi accade. Imparate a riconoscere i veri sadhu. Non si riconoscono dal colore degli abiti, ma dalle loro qualità interiori, dalla coerenza del loro comportamento. E' sadhu chi è illuminato interiormente.

Gli chiediamo: perché mai hai deciso di venire a vivere qua? “Vivevo a Calcutta, ma là non riuscivo a concentrarmi nella mia ricerca spirituale; troppe distrazioni, troppi problemi.” Ad un certo punto chiede ad ognuno di noi di esprimere una preghiera, rivolta all'unico Dio esistente, che possiamo chiamare con infiniti nomi. E così, uno ad uno, esprimiamo ad alta voce il nostro desiderio del cuore, la preghiera che rivolgiamo al Signore. Assieme queste preghiere diventano una meravigliosa e potente invocazione che ci richiama alla fede, alla pace, alla fratellanza universale e all'amore.

Nirmala Baba ha una sveglia che tiene ben riparata in un sacchetto di plastica trasparente. E' organizzato e si mostra straordinariamente attento ai nostri bisogni. Con la sua torcia fa luce ogni qual volta arriva qualche nuovo ospite, ovvero un altro componente del nostro gruppo che ci raggiunge; ci offre coperte calde e del Mahaprasada. Per lui non chiede niente. E' ligio ai suoi doveri religiosi e alla disciplina che si è dato. Poiché sono quasi le sette di sera e si avvicina l'ora del riposo, ci invita ad andare a rispettare il prasada che al campo ci hanno preparato e si rende disponibile ad ospitare alcuni di noi nel suo caldo rifugio per la notte.

Così accade, perché in diversi accettano la sua gentile ospitalità. Al mattino, alle quattro, verranno svegliati dai suoi dolci bhajan.