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Kurukshetra Vrindavana Jagannath Puri - Diario 11 febbraio 2019

Questa mattina abbiamo visitato Jyotisar, il luogo della rivelazione della Bhagavad Gita. Kurukshetra è il campo di battaglia in cui Krishna rivela ad Arjuna la conoscenza spirituale.

Seduti in un ampio terrazzo leggiamo dal primo capitolo della Bhagavad Gita. Prendiamo spunto per riflettere sul comportamento di Arjuna. Un principe guerriero forte e fiero che a causa dei suoi attaccamenti nei confronti di coloro che erano schierati nell’esercito opposto, temendone l’uccisione e le conseguenze ritenute ingiuste sul piano umano, perde improvvisamente tutto il vigore tipico degli kshatriya.

Lo sviluppo del distacco e dell’agire sembra essere la via maestra che Krishna suggerisce ad Arjuna, permettendo così al principe di aderire correttamente al proprio svadharma.
Questo interessante punto di vista apre una condivisione di gruppo da cui emerge l’importanza di capire quali sono i nostri limiti in rapporto agli altri e fin dove esercitare la nostra responsabilità nei confronti degli altri.
Un vero e proprio campo di battaglia in cui ognuno di noi scopre il suo Kurukshetra.
Ci siamo raccolti a terra in cerchio e molti indiani hanno condiviso con noi il tempo della riflessione come se avessero la possibilità di poter comprendere il nostro italiano.
Non era ovviamente così, ma accade spesso che persone del luogo si avvicinano per ascoltare le nostre lezioni, perché a loro piace sentir parlare della conoscenza rivelata, anche in una lingua sconosciuta. La narrazione permette loro comunque di entrare nell’atmosfera, rasa, di una storia che tende alla trascendenza e a cui sentono evidentemente il desiderio di partecipare.
A pranzo ci rechiamo in un hotel che si trova nelle vicinanze del Brahma Sarovara. Prendiamo un gustoso Thali (piatto tipico indiano composto di più portate) e dopo ci rechiamo all’ingresso di questo nuovo punto di incontro, anch'esso di tradizione molto antica e carico di forza e significato.
In questo luogo speciale lo scenario è mozzafiato, per estensione e dimensione. Pare essere proprio il luogo di Brahma, in la misura del tempo e dello spazio sfugge alle capacità di comprensione umana. L’occasione è d’oro per ripercorrere la cosmogonia vedica con la descrizione dei cinque livelli spirituali Panca Hari Dama, l’interazione del piano divino con la natura materiale attraverso le tre manifestazioni di Vishnu (Maha, Garbodakashai, Kshiro) e la nascita di Brahma che si occuperà di organizzare la manifestazione nella prakriti di molti Jiva, essere viventi (anime spirituali). Infine la descrizione del giorno di Brahma, composto di Kalpa a sua volta composto di mille cicli di quattro ere (Satya di 1.728.000 anni, Treta di 1.296.000 anni; Dvapara di 864.000 anni, Kali di 432.000 anni).
Una serie di descrizioni dunque che ci riportano all’infinito, al senza misura.
Dopo questa narrazione che ci invita ad andare oltre il piano logico razionale, ci siamo immersi nel senso profondo del messaggio, il servizio che Brahma offre al creatore. Egli recita la parte del creatore degli esseri viventi e al tempo stesso è solo un esecutore; infatti le anime non sono realmente create in quanto già eterne e i corpi che esse prendono sono costituiti di una energia anch’essa eterna e divina conosciuta come prakriti di cui l’unica vera origine è sempre e solo il Signore stesso.
Brahma offre in realtà un servizio al Signore Supremo, così come tutti gli esseri di questo mondo.
Questa è stata l’occasione per riflettere sul fatto che si può scegliere a chi offrire il nostro servizio, attraverso le energie e le risorse di cui disponiamo. Da questa scelta deriva la qualità del nostro futuro, della nostra vita.
Siamo al termine della giornata e ci accingiamo ad osservare il tramonto, che ci permette di memorizzare una scena degna dei migliori pittori. Come gli artisti che imprimono nella storia il ricordo di un frangente, noi dei viaggi dell’anima fotografiamo con gli occhi il Brahma Sarovara per portarne memoria nel quadro del nostro cuore.