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Himalaya: fino alle sorgenti della Gange - Diario del 9 ottobre 2011

Uttarkashi-Gangotri

Siamo partiti da Uttarkashi per Gangotri. Il paesaggio si fa sempre più bello. Sentiamo sempre di più il respiro, la possanza, la sacralità delle grandi montagne himalayane.

Ora ne sentiamo i profumi, ne contempliamo i colori, cominciamo a capire i loro abitanti. Osserviamo con ammirazione gli occhi dei bambini che vivono qui.

Ogni tanto ne troviamo qualcuno accovacciato su qualche roccia; guardano le auto che passano sulla strada e poi le loro montagne. Dalle loro espressioni si capisce molto di questi luoghi speciali. Incontriamo donne che trasportano fasci d'erbe e carichi pesanti sulla testa. L'Himalaya è nei loro occhi. Poco dopo la partenza intravediamo i picchi innevati del ghiacciaio Gangotri. Non ci sembra vero che siamo riusciti ad arrivare fino a qui.

Centinaia di ruscelli scorrono giù da queste montagne con impetuosità formando tante piccole cascate, fonte di prana; sono i piccoli affluenti del grande fiume. Ci fermiamo per una breve sosta in un posto meraviglioso. Da qui si ascolta chiaramente la voce del grande fiume. Si contemplano le sue acque limpide, ancora incontaminate. Per la prima volta nella mia vita vedo le aquile volare sopra la mia testa! Le ali spiegate, il volo fluido e imponente. Fino a pochi decenni fa qua vivevano i leopardi delle nevi. Ora si stanno estinguendo. Un tempo si arrivava fin qui soltanto a piedi o con i muli. Adesso lungo la strada incontriamo anche grossi pullman pieni di turisti. La vegetazione è costituita da conifere di alta montagna e ci sono anche tanti alberi di mele. A fine mese i quattro santi dhama (Gangotri, Yamunotri, Badrinath e Kedarnath) verrano chiusi e con l'inizio dell'inverno queste strade non saranno più percorribili.

Ora vediamo proprio di fronte a noi gli alti picchi innevati. Uno ha la cima appuntita come una guglia! Che spettacolo meraviglioso! Il trionfo della potenza e della bellezza della Natura! Siamo a 35 km da Gangotri. Guru Maharaja vede una valle molto bella con al centro il grande fiume che scorre e ci dice: qui mi piacerebbe stare qualche giorno, meditare, vivere con semplicità. Il paesaggio è meraviglioso, ma quel che ancora di più conta è la nostra coscienza, la nostra capacità di percepire non solo la meraviglia dell'estetica ma l'energia sacra che pervade questi luoghi.

Poco prima di entrare nel Gangotri National Park, su di un cartello leggiamo: “Sweetness of life is devotion”. La devozione rende dolce la vita. Finalmente arriviamo al nostro albergo a Gangotri. E' un edificio spartano che si trova in fondo ad una valle; qui scopriamo davvero che cosa è l'India di un tempo. Dopo il prasada, andiamo a fare una passeggiata con il nostro Maestro. La temperatura è bassa, ci vestiamo con abiti pesanti e ci adattiamo gradualmente al nuovo clima. Davanti a noi i picchi innevati. Ad un certo punto, dopo aver attraversato la strada principale del paesino piena di bancarelle variopinte, scopriamo un piccolo tempio con una bellissima Murti di Radha e Krishna. E' la Murti di un ashrama che si chiama “Ishvasya Ashrama”.

Tutto è di Dio. Guru Maharaja commenta questo nome spiegandoci che possiamo prendere solo quel che il Signore ci ha assegnato, offrendolo a Lui da cui tutto proviene. Prima di entrare e di vedere per la prima volta la Murti di quel tempio, Guru Maharaja ci invita ad esprimere un desiderio spirituale, quello per noi più importante, sul quale fondare la nostra vita. E' una grande opportunità che abbiamo, qui ed ora. Così esprimiamo il nostro desiderio ed entriamo. Conservatelo nel cuore, ci dice il nostro Maestro; per il momento non ditelo a nessuno; deve prima maturare e consolidarsi dentro di voi. Dopo una breve ma significativa lezione, inizia un canto e la danza prorompe. Tutti danziamo e cantiamo di fronte a quelle Murti bellissime. Radharani ha gli occhi socchiusi, in estasi, e Shri Krishna è accogliente e pieno di benevolenza per tutti. Ritorniamo all'albergo correndo e danzando. Comprendiamo sempre di più che non abbiamo bisogno di sostanze artificiali: la felicita è già dentro di noi. E' quello stato di coscienza in cui si sperimenta l'immortalità e la fratellanza universale.

Infine Guru Maharaja ci rivela il desiderio spirituale che ha espresso nel tempio. “Ho desiderato di affidarmi completamente a Dio, di dipendere solo da Lui con tutto me stesso. E' lo stesso desiderio che espressi 35 anni fa poco più a valle, a Rishikesh, quando iniziò il mio viaggio, e sono ancora qui a desiderarlo. Per me è tutto ciò per cui vale la pena vivere”.