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Kurukshetra Vrindavana Jagannath Puri - Diario 23 febbraio 2019

Questa mattina ci siamo risvegliati a Delhi. Le camere confortevoli e spaziose non sono riuscite a farci dimenticare l’atmosfera devozionale di Jagannath Puri. Alle cinque abbiamo fatto un gruppo di meditazione ricreando il contesto che ci ha accompagnato in questi quindici giorni.

Dopo colazione ci siamo raggruppati tutti alla reception con i bagagli pronti per la partenza. Due autobus ci attendono fuori per i rispettivi gruppi: uno in partenza per l’Italia e l’altro per continuare il viaggio dell’anima con destinazione Jaipur. Non è facile salutarsi: abbiamo condiviso esperienze profonde che ci hanno trasformati interiormente e ci hanno avvicinati gli uni agli altri. Chi parte per l’Italia non solo deve lasciare gli affetti nati in queste settimane ma anche questa terra ricca di contraddizioni ma anche di luoghi dove ricercare e ritrovare quella dimensione sacra della nostra natura ontologica. Questa esperienza rimarrà unica e talmente profonda che non sarà facile il rientro e la condivisione con chi ci aspetta a casa, sappiamo che siamo in qualche modo diversi da quando abbiamo fatto il primo passo a Delhi. Come abbiamo letto sulla Bhagavad-Gita durante le lezioni mattutine e, come ci hanno dimostrato con il loro esempio di vita i devoti che abbiamo incontrato, non rimane che affidarci al principio divino. A Lui possiamo chiedere di aiutarci ad elaborare questa esperienza e a renderla edificatrice per la nostra persona e per chi ci sta accanto. Abbracciamo e salutiamo chi parte: le strade che per un breve tratto si sono avvicinate ora si separano, porteremo nel cuore ognuna delle persone che abbiamo incontrato con la speranza e il desiderio di ritrovarci in qualche futura occasione. I momenti che abbiamo vissuto insieme non potranno più ripetersi ma per questo li custodiremo come tesori unici nel nostro cuore.
Verso le 9.30 il gruppo si divide, partiamo con l’autobus per le rispettive destinazioni.
Dalla piana caotica di Delhi ci siamo spostati con gioia verso un territorio man mano sempre più montuoso, il cielo cupo della grande città si è schiarito e ha preso il colore azzurro, il grigio dei grattacieli ha lasciato il posto al verde degli alberi e della natura. A metà del viaggio abbiamo fatto una sosta in autogrill dove abbiamo pranzato e gustato il tipico lassi che ci è stato servito in bicchieri di terracotta.
Durante il tragitto abbiamo potuto osservare grandi spazi, persone e animali, ognuno intento a svolgere le proprie attività: tutti sono in movimento come un fiume che scorre nel suo letto.
Arrivati a Jaipur siamo stati subito affascinati dagli edifici color terracotta che donano un senso di calore e allegria alla città. C’è molto traffico e attraversando il paese vediamo molti negozi disposti sotto ai portici delle diverse strutture: stoffe, gioielli, oggetti per l’arredamento e abiti brillano di diversi colori e cercano di catturare i nostri sensi. Accanto a questa opulenza ci sono però dimensioni di povertà e disagio sociale, si notano bambini e adulti vagabondare ed elemosinare. Viene spontaneo riflettere sull’importanza del controllo dei sensi e a quanto sia importante non prendere più del necessario, avere l’essenziale per vivere serenamente e per potersi concentrare sulla ricerca spirituale, unica fonte inesauribile di beatitudine. Alle ore 16:00 siamo arrivati all’hotel che ci ospiterà fino alla partenza: è ordinato, pulito e molto accogliente, ci sono diversi dettagli orientaleggianti come dipinti e tappeti al suo interno e tutt’intorno diversi tipi di piante ben disposte e curate che mostrano le loro chiome e i loro fiori rendendo il posto non solo bello ma anche un luogo tranquillo dove poter trovare un po' di pace. Dopo esserci sistemati nelle stanze ci siamo ritrovati alle 17 e abbiamo introdotto l’incontro con un canto. Partendo dalle profonde esperienze che abbiamo fatto al Krishna Balarama Mandir di Vrindavana, abbiamo letto un documento sulla Murti, rappresentazione autorizzata del Signore nella forma di arca vigraha, per approfondire e dare una consapevolezza maggiore alle visite del viaggio.
Anche se rappresentata nei diversi materiali (legno, metallo ecc.) la forma del Signore non è materiale.
La Murti, per espletare la sua funzione di farci accedere alla realtà spirituale necessita del collegamento con la coscienza e l’intenzione del devoto. E’ la purezza di cuore e di mente che attiva un processo di scambio con il Divino che si manifesta attraverso la Murti stessa. Quel che vale per la Murti vale anche per il Nama, Lila, Dhama e Shastra. Ciascuna di queste manifestazioni non solo rappresenta la realtà suprema, tattva, ma è tattva di per sé, Dio si mostra in esse evocando nel devoto emozioni e sentimenti spirituali.
Dopo la lezione una compagna di viaggio ha sentito l’esigenza di approfondire il tema della sofferenza e in particolare come imparare a gestirla senza esserne travolti. Per sofferenza ha inteso sia quella provata per un problema personale sia quella provata perché si vive l’esperienza dolorosa dell’altro. La sofferenza può essere sublimata tramite la compassione e il distacco emotivo. Senza la prima rischiamo di cadere nell’indifferenza e senza la seconda rischiamo di essere completamente schiacciati da quella sofferenza. La compassione necessita dello sviluppo di altre qualità dell’anima che, se sviluppate, permettono al soggetto mediante il processo psichico di trovare una centratura e la soluzione.
Concludiamo l’incontro per recarci a cena, così riflettendo sul tema della compassione è iniziata la prima giornata a Jaipur.