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Yoga Retreat Sardegna - Diario 23 maggio 2019

Oggi onoriamo l'elemento del calore, della luce, della trasformazione e dell'illuminazione: il Fuoco.

Usciamo dal resort alle 4 e 30 per recarci a meditare nel nostro luogo favorito, lo spiazzo di forma circolare coronato dalla macchia mediterranea e illuminato dalla luce gentile della luna. Il piacere sottile che scaturisce dalle sonorità infinitamente dolci e gioiose del Mahamantra ci accompagna fino all'alba. Più tardi, il potere spirituale che pervade il mantra stesso, sotto forma di parole-luce, melodiose e perfette, si manifesta attraverso un'altra forma luminosa, la più regale tra quelle naturali: il sole.

Secondo la tradizione tramandataci dalla guru paramparà, gli aspetti della luce sono almeno 108 e sono chiamati "Aditya". Nonostante la loro molteplicità, essi sono tutti riconducibili al Signore Supremo, Hari. Le diverse modulazioni che la luce naturale può assumere provengono dalla stessa fonte, il sole. Allo stesso modo, gli Aditya promanano dal fulgore di un'unica origine divina, l'Assoluto, Krishna. Una fonte spirituale che sostiene tutti gli universi con un solo frammento luminoso della sua stessa potenza trascendentale. Una fonte che ha sotto il proprio controllo il movimento stesso dei pianeti, delle stagioni, dei cicli naturali e di tutte le creature viventi. Vishnu è Egli stesso una di queste forme particolari del fulgore che emana dal Signore Supremo, Krishna. Egli è infatti chiamato anche Vishnu-Aditya.

Il culto solare, in India, rivolto alle divinità come Surya e Savitr, è di enorme rilevanza e concorre a sostenere l'universo attraverso la reciprocazione mistica tra il microcosmo e il macrocosmo, a sua volta mediata dal rito. L'universo non esisterebbe senza l'emanzione luminosa del Brahman e la stessa relazione d'amore tra Krishna e Radha è paragonabile al rapporto di mutua interdipendenza tra il sole e la sua luce. L'una deriva dall'altro. Non appena il primo si mostra, ecco che la seconda si rende manifesta.

La pratica di yoga e la lezione di oggi hanno in comune la riflessione su una medesima pratica spirituale, antica e potente: il Surya Namaskara. Comunemente tradotto oggi come "saluto al sole", il Surya Namaskara è una sequenza di 12 asana, tra le quali spiccano Astha Tadasana, la montagna, Ashwa Sanchalanasana, la posizione del cavallo in movimento, Adho Mukha Svanasana, il cane a faccia in giù, e Bujangasana, il cobra. Tuttavia, il suo nome significa in realtà "azioni con cui rendo i miei omaggi a Surya, il potere divino che sta dietro al sole". Esiste infatti una grande differenza tra un semplice saluto e un omaggio: il primo è un generico gesto comunicativo atto ad esprimere la propria attenzione verso l'interlocutore; il secondo è invece un atto di devozione, attraverso il quale si esprime un vero e proprio sentimento di amore trascendentale per l'Altro, considerato come migliore, più elevato, superiore.

Si legge nella Mandala Brahmana Upanishad: "L'adorazione alla Divinità praticata dagli yogi. Chi la conosce possiede la perfetta conoscenza" (2.2). E' questo il senso originario del Surya Namaskara. Ignorarlo, significherebbe scollegarsi dalla fonte-matrice da cui esso è scaturito, con il risultato di perderne il significato autentico, dunque l'attendibilità.

In mattinata, ci spingiamo in mare aperto, a bordo di un'imbarcazione, verso l'Isola Piana. Il cielo terso e raggiante, le creature alate e le onde del mare ci accompagnano, sotto l'occhio benevolo del sole che illumina e protegge. Ci addentriamo fino a un splendida grotta marina, all'interno della quale le vibrazioni dell'OM, da noi intonato, si sono rispecchiate nella preziosa volta multicolore.

Nel pomeriggio, ci riuniamo per un bajan e poi riflettiamo sul tema della Kundalini, la forza latente in ognuno di noi, grande potenziale dell'uomo, da alcuni opportunamente definito con l'epiteto di "potere del serpente". Il risveglio di questo potere è sempre stato un tema caro a molti yogi, dall'antichità ai giorni nostri.

Oggi la Kundalini è un fenomeno attrattivo spesso associato al risveglio di qualità superiori ma, ancora più spesso, frainteso rispetto alla sua accezione originaria, tradizionale. Infatti, in origine le tecniche di risveglio della Kundalini erano una componente tra molte altre nell'ambito della sadhana, quindi si inserivano all'interno di un percorso, coerente e profondo, di ricerca spirituale, fatto di devozione, pranayama, meditazione, canto e concentrazione, sotto la guida esperta di un Guru. Quest'ultimo è una persona che conosce i Veda, è un devoto di Vishnu e conduce una vita aderente ai principi del dharma

Senza il coinvolgimento in un autentico percorso evolutivo della coscienza, senza la guida di un Maestro, il risveglio della Kundalini risulterebbe fine a se stesso e, in alcuni casi, perfino dannoso. "Quando la Kundalini addormentata è risvegliata per la grazia del Maestro, allora tutti i chakra e i granthi sono perforati", afferma Svatmarama nel suo Hatha Yoga Pradipika.

Per l'uomo moderno è importante essere consapevoli che il miglior metodo di risveglio della Kundalini è quello di operare in sicurezza attraverso una disciplina che richiede equilibrio, dedizione, senza salti nel buio, attraverso metodi e tecniche che non sono alla portata dell'uomo comune. Per avere la garanzia di procedere nel modo più corretto, è sempre necessario avere, come punto di riferimento, le Scritture e il collegamento con una scuola autenticamente collegata a una linea disciplica riconosciuta.