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Vrindavana-Jaipur-Agra - Diario del 7 marzo 2017

L’atmosfera in terrazza all’alba è silenziosa e raccolta. Davanti ad un piccolo altare che abbiamo allestito ci incontriamo per l’appuntamento quotidiano con la meditazione.

Dopo colazione facciamo nuovamente le valigie pronti a lasciare anche Agra per dirigerci a Jaipur.

Questo fa riflettere su quanto il viaggio insegni ad abbandonare il senso di possesso, gli attaccamenti, la provvisorietà delle situazioni e faccia comprendere che in fondo niente ci appartiene, se non quello che abbiamo interiorizzato.

Con cinque auto partiamo viaggiando attraverso paesaggi rurali. È l’occasione per conoscerci meglio, condividere esperienze, leggere e ascoltare.

A metà del tragitto ci fermiamo in un delizioso paese, Karauli, dove a fatica passiamo attraverso stretti vicoli costeggiati da negozietti che vendono oggetti di ogni tipo.

La nostra meta è il tempio di Madana Mohana, la divinità adorata da Sanatana Gosvami che qui troviamo nella sua forma originale. Secondo la tradizione questa divinità permette di accedere alla misericordia del Signore Krishna, perciò questo è il primo tempio di Vrindavana che si consiglia di visitare.

Siamo fortunati: oggi c’è un programma eccezionale e, nonostante l’orario, riusciamo ad avere il dharshana. I residenti del tempio insistono per offrirci il prasada. Ci sediamo per terra in un’ampia sala a gustare dei dolci gulab jamun (palline di latte e miele intinte in acqua di rose) e kheer (riso dolce).

Il lungo viaggio verso la nostra destinazione evidenzia uno scenario in continuo mutamento: da strade impervie in aperta campagna alle luci delle vetrine scintillanti di Jaipur.

Forse può costituire una prima prova dell’approccio che avremo al nostro rientro a casa: riusciremo a coltivare la pianticella spirituale che abbiamo piantato o ci faremo travolgere, dopo pochi giorni, dal quotidiano e dalle sollecitazioni del mondo sensoriale?