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Himalaya - Diario del 27 agosto

“Visita a Ramjhula”
Sul Dharma

Partiamo al mattino presto per andare a Ramjhula, il ponte dedicato a Shri Rama. Lungo il percorso vediamo l'ashram dove il nostro Maestro soggiornò quando venne per la prima volta a Rishikesh 34 anni fa. Passiamo per la strada che faceva ogni mattina per andare a meditare sulle rive della Ganga. In questa strada oggi ci sono una lunga serie di baracche di commercianti che un tempo non c'erano. L'India cambia, si trasforma, ma noi siamo in cerca della sua anima. Per il nostro programma di sat-sanga ci fermiamo in un ghata proprio davanti alla Ganga. Il grande fiume scorre. A noi pare il fiume impetuoso della nostra vita. Siamo qui per trovare la giusta direzione da dare al nostro flusso di desideri, pensieri, emozioni, sentimenti. La giusta direzione da dare alla nostra aspirazione irrinunciabile: l'Amore.

Dolci note con antichi mantra vibrano nell'etere e danno a questo momento il sapore dell'eternità. Una donna indiana seduta su di un muretto accanto a noi batte le mani accompagnando il kirtana. I nomi di Dio e la genuina devozione permettono di trascendere le differenze di razza, religione e cultura e ci uniscono profondamente.

“Le sacre scritture dell'india ci spiegano che il bene e il male che incontriamo nella vita dipendono dalla nostra predisposizione interiore e dalla qualità delle azioni che compiamo. Se vogliamo far risplendere la nostra natura spirituale, dobbiamo saperci predisporre e imparare ad orientare non solo i nostri pensieri ma anche le nostre emozioni. Sono le emozioni che danno il sapore, il gusto a ciò che facciamo. L'uomo e la donna occidentali sono in genere più propensi a gestire i pensieri, ma spesso si lasciano travolgere da emozioni negative che non sanno dominare. Pensieri ed emozioni debbono essere invece ben armonizzati e tenuti sotto il controllo del sé superiore, come le acque di madre Ganga che scorrono entro solidi argini”.

Ad un certo punto vediamo il cadavere di una mucca che scorre portato via dalle acque del grande fiume.

Matsyavatar Prabhu richiama la nostra attenzione su questa scena e ci dice:“Da quel che vedete potete imparare una grande lezione: capire qual è il destino di tutti i nostri corpi. Niente di quel che è relativo ai corpi è duraturo e realmente importante. Il corpo vive perché dentro ci siamo noi che lo facciamo vivere. Quando l'essere spirituale esce dal corpo, quel corpo diventa tale e quale a quel cadavere che vedete trasportato dalla corrente. Se ci fermiamo qui a meditare a lungo, madre Ganga ci dà lezioni straordinarie: la sua forma, la sua voce, il suo profumo, la sua brezza, la sua corrente vivificante di prana ci parlano dello scopo vero della vita. Chi ha problemi mentali di ansietà, irrequietudine, insoddisfazione, cammini lungo questo sacro fiume, respirando profondamente e lentamente e in breve tempo sentirà che tutto ciò che prima era ansietà, tormento, insoddisfazione se ne è andato via trasportato da queste speciali acque che, secondo la Tradizione, hanno toccato i divini piedi di loto del Signore".

Madre Ganga ha una forza magnetica e noi non riusciamo a staccarci dalle sue sponde.

“Non pensate che la Ganga sia soltanto quel che vedete in superficie: c'è tutto un suo mondo nascosto agli occhi ordinari, con la presenza di esseri alati, divini, che provengono dalle dimensioni superiori della coscienza. La nostra consapevolezza del dharma può essere ravvivata attraverso le abluzioni nei fiumi sacri e l'osservanza del dharma è il plinto di fondazione del nostro processo evolutivo. Senza rispetto del dharma non può esservi prapatti, abbandono a Dio”.

Matsyavatar Prabhu scrive su di un foglio di carta la parola dharma, sia in caratteri sanscriti che in italiano e ci invita a dedicare questo primo giorno di Seminario a Rishikesh alla comprensione di questo concetto fondamentale. Ci spiega dunque i principi di yama e niyama, le attività da cui dobbiamo astenerci categoricamente perché dannose e distruttive e le azioni che invece dobbiamo fare poiché propedeutiche al nostro e altrui percorso evolutivo. I vizi sono quegli ostacoli, a volte apparentemente insormontabili, che si frappongono tra noi e il nostro desiderio di essere felici.

“Che Madre Ganga ci ispiri e ci permetta di intrattenere riflessioni che possano illuminare la nostra vita. Che Madre Ganga ammorbidisca il nostro cuore, che ci renda più gentili, più sensibili, più aperti, più capaci di sperimentare la gratitudine che, assieme alla devozione, è il sentimento che ci permette di comprendere il sapere sacro e di sviluppare le ali per diventare residenti del cielo”.

In riva al sacro fiume leggiamo la narrazione della sua manifestazione sulla terra dalle pagine del Bhagavata Purana. Alcuni indiani si fermano ad ascoltare. E' come se capissero la nostra lingua. In realtà comprendono ben oltre le semplici parole.

Mentre ascoltiamo le glorie di Madre Ganga, le sue acque continuano a parlarci, ci ispirano, ci inondano di intuizioni elevate. E noi, nel cuore, sentiamo sempre più che stiamo vivendo un'esperienza unica.