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Kurukshetra Vrindavana Jagannath Puri - Diario 18 febbraio 2019

Questa mattina ci siamo risvegliati a Jagannath Puri avvolti da ispiranti melodie. Abbiamo sentito canti spirituali provenire da ogni direzione. Queste melodie accompagnano e sostengono i nostri movimenti e incanalano la nostra attenzione verso la dimensione intima e spirituale del nostro essere. Alcuni di noi hanno creato uno spazio per la meditazione su un piccolo terrazzino. Da lì, abbiamo ammirato il cielo azzurro, al fresco venticello, con il cinguettio degli uccelli che parevano voler anche loro partecipare alla gioia del canto dei Santi Nomi.

Dopo questo momento abbiamo fatto colazione e siamo andati in spiaggia. Troviamo l’oceano, la voce delle sue onde culla i nostri pensieri, ci fa desiderare di toccare le sue acque e di offrire gli omaggi. Alcuni di noi sperimentano un grande senso di gratitudine per l’esperienza che stanno vivendo e si immergono completamente tra le braccia dell’oceano in cui Chaitanya Mahaprabu si è bagnato. E’ un momento gioioso ma allo stesso tempo intimo e profondo che ognuno vive con il suo individuale sentimento nella relazione con il Divino.

Seguono in modo naturale i canti e la lezione.

Chaitanya Mahaprabu, il grande Signore della Coscienza, ha avuto una relazione particolare con questo oceano e questo luogo.

Accenniamo ad alcuni Suoi Lila, come quello in cui da bambino “rubava” ad un brahamana l’offerta di cibo destinata a Shiva. Riflettiamo sui Suoi giochi divini e sull’importanza dell’offerta per comprendere la gioia che questo luogo ha fatto sorgere in noi nonostante la stanchezza fisica dovuta al viaggio di ieri. E’ proprio l’offerta che cambia la nostra forma mentis da “mio-io” a “per te” e ci permette di destrutturare l’ego. Cantiamo la preghiera al Signore Narasimha ricordando che il rasa di Chaitanya Mahaprabu è proprio il rasa di Nararisimha, il Protettore dei devoti. Secondo la tradizione vaishnava, la Bhakti è eterna, è il rapporto di devozione che abbiamo con il Divino, non riducibile ad una sola istituzione o tradizione religiosa, è l'Amore eterno e non selettivo, che ci trasforma profondamente.

Alle 13:30 abbiamo pranzato e alle 16:00 ci siamo recati sul terrazzino e abbiamo proseguito la lettura del capitolo sei della Bhagavad Gita. Ci siamo soffermati sulla parola baya, la paura: come si può distruggere sviluppando la relazione con Dio nella quotidianità.

Ci siamo diretti al tempio del Signore Jagannath dove ci siamo fermati all’ingresso in quanto i non autoctoni non possono entrare. Abbiamo proseguito sulla strada Grand Road a piedi fino al tempio Gundica. La via si presenta caotica e disordinata, tante persone, animali e mezzi intrecciano i loro cammini; razionalmente non comprendiamo come tutto possa scorrere.

Abbiamo cercato un posto tranquillo per raccontare la storia di Jagannath. La Sua forma ha occhi molto grandi, braccia piccole e volto sorridente. La Sua rappresentazione risale al tempo in cui Krishna era a Dvaraka, 5000 anni fa. Le donne di Dvaraka avevano chiesto a Rohini (la madre di Balarama) di raccontare loro le avventure di Krishna e Balarama a Vrindavana, ma lei si rifiutò di farlo: temeva che sentendo ricordare i passatempi a Vrindavana, Krishna e Balarama avrebbero potuto lasciare Dvaraka desiderando tornare a Vrindavana. Le donne allora convinsero madre Rohini a narrare le storie in segreto chiedendo a Subadra di fare da guardia: se avesse visto Krishna e Balarama avvicinarsi, doveva avvertite immediatamente. Krishna e Balarama riuscirono ad avvicinarsi alla stanza senza che Subadra se ne accorgesse e ascoltarono i racconti di Rohini. Entrarono così tutti e tre in estasi, una condizione estatica particolare chiamata mahabava prakash. Narada muni assistette a questa manifestazione estatica e desiderò che venisse rappresentata. Si manifestarono tre tronchi di albero dall’oceano con i quali l’architetto Vishvakarma ebbe il compito di riprodurre lo stato estatico di Krishna, Balarama e Subadra intagliando il legno. L’architetto chiese al re Indradyumna di non essere disturbato durante questo suo servizio ma il re, nonostante la promessa, non sentendo rumori, aprì la porta della stanza dove l’architetto lavorava il legno. A quel punto Vishvakarma scomparve lasciando il lavoro “incompiuto”, ovvero la forma di Jagannath, Baladeva e Subadra che possiamo vedere oggi.

Queste Divinità escono dal tempio nel periodo di maggio-giugno con tre grandi carri per essere portate al tempio di Gundicha, passando proprio per la strada che abbiamo percorso a piedi. Questo evento è conosciuto come Ratha Yatra.

Chaitanya Mahaprabu fece ripulire minuziosamente il tempio di Gundicha, insegnando ai suoi devoti l’importanza di preparare adeguatamente il luogo dove accogliere il Divino: anche noi dovremmo ripulire il nostro cuore per renderlo come un tempio.

A conclusione di questa ispirante condivisione, riflettiamo sull’insegnamento di Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il quale disse che non si dovrebbe ambire a conoscere Krishna ma solo desiderare di servirLo; a seguito di questo servizio sarà Krishna a desiderare di conoscere il proprio devoto.