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Kerala-Orissa-Uttar Pradesh - Diario 18 febbraio 2020

Quest’oggi è un giorno speciale, ci rechiamo a far visita al tempio del Signore Jagannath. Prendiamo un motoriksho per dirigerci al centro della città dove in cima al colle Nilahadri si trova la Divinità. Arriviamo a circa 150 metri perché il tassista non può portarci oltre e allora a piedi ci incamminiamo per arrivare a destinazione. Costeggiamo le mura di questo grande complesso che da subito ci da' la sensazione di magnificenza. Il brulichio delle persone, dei devoti e dei fedeli è sempre più intenso mano a mano che ci avviciniamo all’ingresso principale; tra mucche e venditori ambulanti ci apprestiamo ad immergerci in una vera e propria bolgia, vivace, colorata e frenetica di attività.

L’ingresso principale ha una nuova distribuzione degli spazi dall’ultima volta che siamo stati qui a Puri. Una sorta di piazza con una struttura adibita appositamente alla gestione ordinata del flusso dei pellegrini rende questa area molto più bella che in passato. La frenesia della Grand Road adesso non è più presente, il flusso del traffico è stato totalmente deviato dal fronte tempio. Ci raccogliamo davanti all’ingresso del tempio per avere il darshan di Jagannath, una copia della divinità posta all’interno dell’ingresso, messa li appositamente per tutti coloro che non possono entrare, come gli occidentali.
Ci spostiamo in un punto della piazza meno frenetico e iniziamo a raccontare la storia di questa divinità e del culto che le sta dietro.
Si parte dal racconto di Rohini, la mamma di Balarama che canta alle regine di Dvaraka le storie di Krishna e Balarama a Vrindavana e di come gli stessi divini fratelli al sentir tali racconti entrano in uno speciale tipo di estasi chiamato Mahabhava Prakash.
Questa estasi induce ad irrigidire il corpo come un pezzo di legno, ritirare le membra come una tartaruga e spalancare gli occhi. Questa vicenda affascina il saggio Naradamuni che desidera fortemente ripetere l’esperienza di questa visione. Allora il saggio viene informato dal Signore stesso che potrà adorarlo nella forma di Jagannath quando egli sarà presente nella forma del Mahabhava Prakash grazie al Re Indradyumna che avrebbe fatto intagliare le divinità in tronchi speciali che sarebbero arrivati dall’oceano. Colui che si prestò a rappresentare il Signore supremo era l’architetto divino Vishvakarma, il quale però mise la condizione di non essere osservato nel mentre operava per intagliare le Divinità, pena la sua scomparsa. Poiché il re era troppo desideroso di vedere l’opera, non rispettò questa richiesta, sbirciando dalla porta non fece altro che ottenere la scomparsa di Vishvakarma e così le Divinità rimasero incompiute, ovvero nella stessa forma che viene adorata da migliaia di anni e che esprime lo stato estatico Mahabhava Prakash.
Al pomeriggio ci rechiamo in un altro importante sito di Puri, il samadhi di Haridas Thakura il grande devoto del canto dei Nomi vicini. Dopo la storia e i racconti delle glorie di questo grande rappresentante del vaishnavismo, veniamo assorti da un canto collettivo offerto dai devoti del tempio con danze e gioiosa condivisione.
Una esperienza entusiasmante che ci travolge e rende la conclusione della giornata una ricca sequenza di belle sensazioni e di antiche impressioni prodotte dall’energia del luogo che parla per mezzo della sua storia e delle sue divine frequentazioni.