Skip to main content

Diario del Viaggio dell'Anima in India dal 23 Settembre al 05 Ottobre 2023

Giorno 1

Il viaggio, lungo e avventuroso, tra aeroporti e giungla indiana ci permette di arrivare al Govardhan EcoVillage nello stato del Maharashtra.
Nel primo giorno scopriamo un cibo veramente buono, un mix di cucina tradizionale indiana, non eccessivamente speziata o piccante.
Il primo luogo visitato è una ricostruzione intitolata al tempio di Madhana Moahana di Vrindavana, il secondo è il tempio di Radha Gopinath (la cui divinità originale si trova oggi a Jaipur nell’omonimo tempio) e infine la foresta con i ghat che si affacciano in un laghetto ricco di vita e pieno di pesci colorati.
La prima visita è stata fatta in coerenza con la tradizione della città di Vrindavana, quella originale che dista da qui 1.200 Km. Infatti li è suggerito visitare la divinità di Madhana Moahana come avvio auspicioso e preferenziale del parikrama (circumambulazione della sacra città), per beneficiare della Sua misericordia e sviluppare al meglio il sentiero spirituale. Nel 1515 il Signore Caitanya Mahaprabhu inviò Rupa Gosvami e il fratello Sanatana Gosvami a Vrindavana con quattro incarichi speciali: scrivere libri devozionali, insegnare e diffondere le regole del servizio devozionale, ritrovare i luoghi dei passatempi di Radha-Krishna e costruire templi per l’adorazione delle divinità. I due Gosvami eseguirono tutti questi incarichi ed in particolare la costruzione del Tempio di Radha Madana Mohana che avvenne per prima di tutti gli altri. Dopo alcune riflessioni sul tema e i luoghi storico religiosi visitati che hanno arricchito la giornata al villaggio, ci siamo avviati per la lezione serale di Yoga a conclusione della giornata introduttiva di questo nuovo viaggio dell’anima in India.

Giorno 2

Nella tranquillità carica di promesse, che alberga nelle ore precedenti il sorgere del sole, la foresta del Govardhan EcoVillage offre una cornice fresca e silenziosa alla meditazione mattutina sui Santi Nomi. Dopo la lezione di yoga e la colazione, ci addentriamo all’interno di questo sconfinato territorio, procedendo lieti tra le viuzze sinuose, gli alberi imperlati di farfalle variopinte, i corsi d’acqua cristallini e vibranti di carpe rosse, bianche e maculate. Il cielo plumbeo annuncia l’imminenza della pioggia e gli alberi, carichi della rugiada della notte, muovono imperiosi le loro fronde possenti, lasciandosi accarezzare dalla giovane brezza mattutina.
Al Barsana mandir riflettiamo sui limiti della moderna visione della new age che ha distorto e banalizzato il principio dell'apertura di specifici centri energetici che si trovano sul nostro corpo e che nella tradizione dello Yoga ha invece avuto il suo ambito di ricerca per la scoperta di sè nella relazione con Dio. La meditazione è il vero processo di riequilibrio di questi centri, essa permette di sviluppare una condizione di centratura duratura e costante nel tempo. Il kalpataru, centro energetico meno noto e sottostante la zona del cuore, rappresenta la forza spirituale autentica che promana grazie alla prospettiva dell'azione nella Bhakti, in cui il prossimo diventa il nostro campo di azione per mettere alla prova le nostre capacità di aiuto, sostegno, supporto e Amore in spirito di devozione.
Nel pomeriggio, riflettiamo sul fenomeno della “ripetizione" come parte integrante dell’ordine Divino. Possiamo percepirla, sul piano dell’ordine cosmico, nei cicli perpetui delle stagioni e nell’avvicendarsi della luce e del buio, del giorno e della notte; sul piano individuale, la ripetizione si manifesta, invece, nelle azioni ripetute con costanza, determinazione e pazienza, a patto che siano finalizzate alla relazione con il Divino, come ad esempio la sadhana e la recitazione del Mantra. Se la “ripetizione", intesa in quest’ottica evolutiva, ci avvicina al Divino in quanto raccoglie la coscienza nel sé, la sua interruzione disperde quest’ultima, esponendola ai fattori esteriorizzati e disgreganti della prakriti (materia). Come recitano le parole di un’antica preghiera Vaishnava, siano lodati coloro che si assumono la responsabilità di agire con compassione per “soddisfare i desideri delle persone oneste e sincere, proprio come gli alberi del desiderio”, allo scopo di far emergere la luce e aiutare i propri compagni di viaggio ad allineare la coscienza all’ordine cosmico, alla volontà Divina.

Giorno 3

Siamo al terzo giorno, il Maharashtra scopre le sue carte con qualche pioggia monsonica che ci rinfresca dalla calura umida, tipica di questa regione.
La giornata è ormai scandita dal programma fin dal mattino, con le lezioni Yoga e gli incontri dedicati alla tradizione della Bhakti vaishnava, questi ultimi ispirati dai luoghi di Vrindavana qui rievocati con le sue tipiche strutture. Abbiamo visitato il Radha Govinda Mandir, in memoria dell’antico tempio di Vrindavana. É stata l’occasione per rievocarne la storia e i fatti che contraddistinguono questo kshetra (luogo sacro). In questa occasione ci siamo incontrati in tarda mattinata, accompagnati da un sole luminoso che approfittando di una pausa delle nuvole si è fatto sentire con tutta la sua calorosa presenza. Il clima dell’India del centro sud non ha comunque impedito alla mente dei partecipanti di elaborare domande di senso che vanno ad arricchire giorno dopo giorno il viaggio dell’anima. Nel pomeriggio è stata scelta una location interna dove abbiamo potuto climatizzare l’ambiente per dedicarci con attenzione e confort ad approfondire alcuni dei temi di questo viaggio.
Nel tardo pomeriggio il monsone ritorna imperioso e scarica tutta la sua potenza proprio nel momento in cui siamo a rispettare il prasada, nel tipico ristorante del Govardan Ecovillage caratterizzato dal fatto di non avere i muri esterni, tipica soluzione strutturale dei climi tropicali, dove l’inverno non arriva mai. Siamo giunti alla conclusione del soggiorno in questa parte dell’India, questa notte alle 4:30 partiremo diretti per Mimbai e poi in volo verso Delhi da dove inizieremo il viaggio a terra fino a raggiungere una cittadina dell’Uttar Pradesh, base della nostra prossima meta, Shukratal.

Giorno 4

Alle prime luci dell’alba lasciamo il Govardhan EcoVillage per recarci all’aeroporto di Mumbai, dal quale proseguiremo per Delhi. Le emozioni dell’esperienza appena trascorsa, in questa prima parte del nostro Viaggio dell’Anima, lasciano il posto a nuove immagini, sensazioni, colori, forme. Lungo il tragitto, infatti, osserviamo come il paesaggio si modifichi rapidamente, mentre ci allontaniamo dalla giungla, per addentrarci in una ancora più fitta boscaglia, fatta però di palazzi, fili elettrici, pilastri in cemento armato e case variopinte.

Mumbai è la sesta città più popolosa dell’India e l’influsso dell’occidente, nel bene e nel male, è evidente anche all’osservatore più distratto. Quale differenza, con la rigogliosa opulenza della natura equatoriale, i suoi profumi, i suoni della foresta e i canti devozionali dei devoti. Un contrasto vivido tra due dimensioni contigue, eppure tanto differenti, fa da sfondo al nostro viaggio mattutino.

Dopo un lauto pranzo, in uno dei tanti ristoranti che si affacciano sulla superstrada, ci dirigiamo verso Muzaffarnagar, una cittadina quasi interamente musulmana, a metà strada fra Delhi e Haridwar. Trascorriamo intensamente il tempo a nostra disposizione, impegnati nel servizio devozionale e riflettendo su quanto sia importante assumersi la responsabilità delle proprie realizzazioni, per mantenere vivo il senso del Divino nel mondo di oggi. I valori dello Yoga nella prospettiva della Bhakti e gli insegnamenti millenari della cultura vedica sono un patrimonio universale che la misericordia divina ha donato all’umanità per affrontare, con il sostegno della forza spirituale, le prove difficili che caratterizzano l’epoca contemporanea e i cambiamenti socioculturali in corso.

Nel pomeriggio, ci riuniamo nel giardino dell’Hotel per una riflessione sull’importanza dello Yoga in tutti gli aspetti della vita. Dopo il bhajan iniziale, cantato in offerta a Shri Narasimha Deva, i partecipanti condividono ciascuno la propria esperienza unica dello Yoga, come praticanti, insegnanti, o entrambe le cose.

In che modo questa disciplina è entrata nelle nostre vite?
Qual è stata la prima esperienza di benessere profondo raggiunto con queste antiche tecniche?
In che modo lo Yoga ha sostenuto ciascuno di noi nei momenti di difficoltà, sofferenza, solitudine?
Quanto ha inciso, nell’esperienza che ciascuno ha fatto di questa modalità di vivere nel mondo, il collegamento con il divino, le Sue qualità, le Sue vicende, la Sua presenza?

Una verità composita e profondamente coerente nel suo insieme, emerge gradualmente nei racconti autentici e accorati dei presenti. Lo Yoga nella prospettiva della Bhakti è una dimensione di coscienza in cui la collaborazione tra le anime miti, che aspirano a lavorare insieme per il mantenimento di tutto ciò che è bello, luminoso, puro e stabile, si sposa con la relazione intima e profonda con il divino, nello spazio del cuore. Come in una danza eterna, che può essere gustata solo attraverso le corde dell’anima. Come coniato da Marco Ferrini, la vita è un viaggio, il mezzo la conoscenza, la meta l’amore.

Giorno 5

La giornata che ci attende è ricca di aspettative e curiosità per i luoghi che ci apprestiamo a visitare. Oggi, infatti, abbiamo in programma di recarci a Shukratal, dove oltre 5000 anni fa Shukadeva Goswami rivelò lo Shrimad Bhagavatam a Maharaja Pariksit, sotto un meraviglioso e imponente albero di baniano. Con questo desiderio nel cuore, meditiamo al mattino presto e poi beneficiamo di una intensa pratica yoga sulla terrazza dell’hotel.

Dopo una lauta colazione, ci raduniamo in giardino, per ascoltare una riflessione sui molteplici mondi dell’esistente e sui differenti livelli di coscienza nei quali essi sono collocati secondo la cosmogonia vedica. In ciascuno di questi luoghi, vigono leggi specifiche e si esercitano funzioni caratteristiche. Riflettendo insieme su queste tematiche, ci addentriamo passo dopo passo in Antariksha, la dimensione dei fantasmi, nella quale i desideri non possono essere soddisfatti, per via della mancanza dei sensi e di un corpo in cui esercitarli.

Poi ci rechiamo a visitare Naraka, gli inferi da cui si rinasce nella condizione animale. Da Bilasvarga, i pianeti sotterranei e paradisiaci nei quali si cade prigionieri del piacere dei sensi, procediamo poi verso Bhur-loka, dal quale si può accedere ai pianeti superiori e inferiori. Tra le dimensioni superiori, troviamo Bhurva-loka, dove vivono gli esseri celesti caratterizzati da un alto livello di virtù, ma che non hanno ancora trasceso il piano materiale. E poi Svarga-loka, dove è possibile gestire gli elementi della natura materiale, come fa Indra. I saggi che meditano sul Signore Supremo dimorano a Muni-loka, mentre in Satya-loka Brahma gestisce il rajoguna. Maheshva-dhama è la dimensione di Shiva, mentre Hari-Dhama è il livello più completo della coscienza di Dio. In Goloka Vrindavana, uno dei pianeti di Hari-dhama, l’amore per Dio è reciprocato, mentre in Navadvipa si sperimentano la misericordia e la compassione al più alto livello di coscienza. La gioiosa convivenza e la freschezza del divertimento, caratteristici della fanciullezza spensierata, sono caratteristiche di Mathura, luogo dei lila di Krishna e Balarama. La dimensione di coscienza in cui si sperimenta e si realizza il desiderio di servire, mettendosi volontariamente a completa disposizione di qualcun altro, allo scopo di servire Dio stesso, è chiamata Ayodhya, mentre a Vaikuntha è la dimensione eterna dell’assenza di ansietà. Quale viaggio straordinario è possibile intraprendere solamente pensando a questi luoghi, visualizzandone le forme, i colori, le dimensioni! La mente assume infatti la forma di ciò su cui si posa l’attenzione e la coscienza si modella in base alle azioni e alle scelte che compiamo. E’ quindi opportuno scegliere con cura le dimensioni coscienziali nelle quali desideriamo dimorare, gestendo con sapienza la nostra capacità di muoverci nel mondo, sviluppando una consapevolezza sempre più dettagliata delle conseguenze di ciascuna azione intrapresa.

Nel pomeriggio, ci rechiamo a Shukratal. La luce festosa del pomeriggio e la vivacità del traffico indiano ci ricordano quanto la rivelazione della scienza dello Yoga, cristallizzata nelle gemme sapienziali dello Shrimad Bhagavatam, sia un insieme di valori, insegnamenti, conoscenze direttamente utili nel mondo, applicabili in ogni momento della vita incarnata. Come il gigantesco e sinuoso albero di baniano di Shrukatal, che con i suoi rami tortuosi si allunga fin quasi al suolo, diramando le fronde quasi a voler toccare gli esseri viventi che gli passano accanto, così la sapienza vedica si espande da tempi immemorabili, diffondendosi nelle coscienze delle persone miti e sagge, per illuminare il loro cammino alla ricerca dello spirito, verso l’unione con Dio. Un tempio è stato costruito sotto questa pianta extra-ordinaria, per sorreggere con i mattoni ciò che invece sostiene le coscienze, rivelando con parole scelte (uttama-shloka) le verità dello spirito. Le persone che frequentano questi luoghi sono incuriosite dalla nostra presenza. Non si vedono molti occidentali a Shukratal e diveniamo ben presto oggetto di attenzione e di innumerevoli richieste di selfie. Improvvisamente, una grossa scimmia si cala agile dai rami del baniano, spaventando tutti i bambini presenti e cercando di afferrare furiosamente i resti del prasad che ci è stato offerto poco prima.

Quante volte la meditazione è interrotta da una distrazione improvvisa e impellente? Quante volte la mente, incalzata dalle pressioni dei sensi, si muove fulminea cercando di afferrare questo o quell’oggetto sul quale ricade il desiderio? Ma se questo oggetto è sacro, come il prasad che la scimmia ha cercato di afferrare, scritture rivelate come lo Shrimad Bhagavatam ci forniscono le indicazioni per condurre questo stesso desiderio, vita dopo vita, fino a un livello di coscienza che a sua volta ci permetta, con la misericordia divina, di farlo finalmente fiorire e fruttificare nella virtù.

Giorno 6

La meditazione sui Santi Nomi, al mattino, predispone le nostre coscienze al nuovo viaggio che intraprenderemo oggi. La prossima tappa è Rishikesh, luogo di yogi, sadhu, ashram e templi, sulle rive dell’impetuosa Madre Ganga, il fiume sacro dell’India.

Dopo la lezione yoga del mattino e la colazione, facciamo una tappa intermedia ad Haridwar, antica città e importante luogo di pellegrinaggio nello stato dell'Uttarakhand, dove il Gange esce dalle colline himalayane per fluire verso sud. La città è sede della prestigiosa Dev Sanskriti University, nella quale veniamo accolti con la consueta giovialità e la naturale signorilità che contraddistingue gli indiani. Ci viene offerta un’interessante presentazione dell’Istituto, il quale annovera numerose discipline tecnico-scientifiche e umanistiche, integrando differenti saperi mondani e spirituali in funzione dell’obiettivo di formare giovani cittadini che siano consapevoli dei valori universali provenienti dalla sapienza vedica, per sostenere concretamente la crescita e l’elevazione della società attuale. Ricambiamo questo dono tenendo, a un gruppo di giovani e brillanti studenti, una lezione sui temi del misticismo, della poesia devozionale e della Bhakti Vaishnava, nel dialogo tra oriente e occidente. Il rettore ci accoglie poi nel suo studio per discorrere dei progetti futuri che il CSB intende condividere con questo istituto, a beneficio di tutti e per l’elevazione spirituale della società e delle generazioni future. Nonostante le differenze linguistiche, culturali e filosofiche, il desiderio di mettersi al servizio del Divino, diffondendo la conoscenza vedica e integrando il sapere spirituale nella società odierna, affinché individui e nazioni possano beneficiarne in sattvaguna, accomuna il CSB e questo prestigioso Istituto. Molte cose sono state fatte insieme, molte altre ancora saranno realizzate.

A Rishikesh posiamo le valigie in hotel e ci rechiamo subito al ghat, da cui è possibile rendere omaggio a Colei che qui è padrona e signora: Madre Ganga. Il calare della sera rende ancor più affascinante lo spettacolo delle acque di questo fiume, il cui sciabordio sussurra una musica eterna alle anime che si affacciano da tempo immemorabile sulle sue sponde, alla ricerca del sacro. In questo luogo speciale, che tocca profondamente il cuore per la solenne inevitabilità della presenza divina che vi alberga, meditiamo su come sia possibile trovare un equilibrio tra il desiderio di spiritualità e il dovere di vivere nel mondo. La bilancia tra questi due fattori, così determinanti nelle nostre esistenze, deve restare quanto più possibile in posizione equanime, attraverso un paziente lavoro di cesellamento tra la spinta verso l’ascesi e le responsabilità dharmiche che siamo chiamati a soddisfare ogni giorno. Così come Ramachandra, il difensore del dharma e della coscienza spirituale, erige ponti che uniscono luoghi altrimenti inaccessibili, similmente ogni individuo è chiamato ad agire come un sovrano illuminato, che gestisce il potere che gli è stato dato in dote con sapienza e avvedutezza, portando pace e prosperità, mettendo la propria vita al riparo da conflitti e sofferenze.

Giorno 7

Il cielo è ancora del colore della notte quando, poco prima delle cinque del mattino, quando lasciamo l’hotel per giungere al luogo della meditazione di oggi. Questa esperienza è speciale per molti di noi, in particolare per coloro che si avvicinano a Madre Ganga per la prima volta nella loro vita. Il Gange, impetuoso ma accogliente, sarà, infatti, teatro della nostra pratica meditativa, così essenziale per affrontare la giornata nella maniera più idonea. Il fiume più famoso dell’India, scrigno dei desideri spirituali dell’uomo da tempo immemore, scorre forte di fronte a noi mentre il sole si alza in un cielo che cambia dal nero al chiarore ceruleo, passando per sfumature di rosa. È veramente un’emozione contemplare di nuovo questo Fiume, che non ha eguali nel mondo in termini di sacralità.

Rientrati in hotel, ci dedichiamo a una rilassante pratica Yoga prima di colazione. Il nostro desiderio di osservare il Gange non è ancora soddisfatto del tutto, e così al mattino abbiamo l’opportunità di viverlo nuovamente su una spiaggia durante la lezione di filosofia. Come il Gange scorre impetuoso al sollevarsi del vento e al rinforzarsi delle correnti, anche noi individui condizionati dovremmo non lasciarci travolgere dalle emozioni innescate da pulsioni inconsce per non rischiare di invischiarci nella materia, foriera di sofferenze. Dovremmo, di contro, affidare al tempo la comprensione di queste emozioni, trascendendo la logica impulsiva che non porta soluzioni idonee, sforzandoci durante la maturazione di calarci in modelli di comportamento virtuosi.

Tentiamo di cogliere questi concetti di crescita personale che affascinano persino le mucche, le quali numerose si avvicendano nello spazio occupato dal nostro gruppo, evidentemente attirate da un’atmosfera propizia. Non manchiamo di toccare le sacre acque del Gange, in cui alcuni di noi addirittura si immergono colmi di gratitudine. Il pomeriggio è lasciato libero alle esigenze di ognuno ma il gruppo, ormai affiatato, si muove insieme per conoscere i colori e le tradizioni di Rishikesh. La giornata termina con felicità per aver vissuto sentimenti profondi e scambi evolutivi, pronti per essere approfonditi nei giorni che seguiranno.

Giorno 8

Iniziamo la giornata con la meditazione del mattino, in una saletta silenziosa e appartata, al piano terra dell’hotel. Per lo Yoga, scegliamo un’ampia e assolata terrazza, dalla quale è possibile beneficiare del prana portato dal vento imperioso che spira dalle rive del Gange e della luce dorata del sole nascente.

Al mattino, dopo colazione, ci avviamo verso la città, addentrandoci per stradine ormai a noi familiari, scambiando cenni di saluto con alcuni negozianti del luogo, che ormai ci conoscono, camminando fra mucche, motociclette, persone indaffarate, turisti occidentali e sadhu ricoperti di cenere. Rishikesh è una città cosmopolita, nella quale coesistono le molteplici culture dello Yoga, si intersecano il sacro e il profano, usanze tradizionali, come il culto delle divinità, e nuove tendenze della società moderna, come il rafting sul Gange e bizzarri ristoranti sospesi a mezz’aria sopra le acque di questo fiume sacro. Non sempre queste ultime contribuiscono all’evoluzione dell’individuo, ma sono piuttosto dei modi di trascorrere il tempo sollecitando piacevolmente i sensi materiali, senza però orientarsi verso il divino e in direzione della ricerca del Sé. In questo senso, è singolare che il nome di questa città sia dedicato proprio a Hrishikesha, uno dei nomi di Vishnu e il cui significato è “Signore dei Sensi”. Riflettendoci meglio, tuttavia, è precisamente questo, il nome perfetto per la città: un epiteto divino che protegga e purifichi le azioni compiute in questo territorio, una precisa combinazione acustico-simbolica capace di rettificare i forti condizionamenti della prakriti, specialmente se questi ultimi si esercitano, come accade qui, attraverso Kama, il piacere.

Dato che quest’anno il ponte che unisce le due sponde di Rishikesh, Laxman Jhula, è chiuso per manutenzione, decidiamo di prendere due imbarcazioni che ci conducano da una metà all’altra di questa città.

Dopo una camminata sul lungofiume, prendiamo il Ram Jhula, per dirigerci al Madhuban Temple, un luogo di culto Vaishnava presso il quale sostiamo fino al primo pomeriggio. All’ombra di un frondoso albero, sul cui groviglio di rami si arrampicano leggere e agili le scimmie, facciamo una tappa per una lezione di Bhakti yoga, dedicata alla funzione del rito. Il rito traduce un atteggiamento peculiare verso il divino: la volontà di mettersi al Suo servizio per produrre una purificazione, assorbendo il karma dei partecipanti e sollevandoli di una parte del suo gravoso peso. In questi luoghi, il rito ha il sostegno di Madre Ganga, la quale assorbe e dissolve il karma con una potenza che trascende i limiti del mondo materiale, in quanto le sue acque entrano costantemente a contatto con le preghiere, gli omaggi e le offerte che migliaia di persone, ad ogni ora del giorno e quotidianamente, consegnano alle Sue acque turbinose e ghiacciate. Se la ripetizione di questi riti è funzionale al sostegno di un costante e progressivo percorso di ascesi e purificazione, quindi di graduale avvicinamento del materiale allo spirituale, il gesto di offerta, o dhana, serve invece a riconoscere la realtà della presenza e la consistenza ontologica di chi riceve, quindi di Dio. In entrambi i casi, si produce una relazione di unione tra individui, persone, entità altrimenti scisse e reciprocamente svincolate. Grazie a queste azioni, si rinsalda l’ordine cosmico dell’esistente, si produce “yuj”, lo Yoga.

Terminiamo questa intensa giornata assistendo al Ganga Aarti serale che si celebra, ogni pomeriggio, sulle rive del fiume, davanti all’imponente statua di Shiva meditante e sulla scalinata del Paramarth Niketan Ashram. Tra canti devozionali, vibrazioni in crescendo delle mridanghe, fumi scarificali e kurta giallo-oro, la cerimonia si fa veicolo metafisico in grado di costruire un solido ponte tra l’umano e il divino, tra il mondano e il sacro. Qui la purificazione è prima del fuoco, poi dell’acqua. Qui la potenza del fiume sacro rompe ogni resistenza all’affrancamento dai pesi dell’esistenza materiale, ricambiando il dono d’amore che i partecipanti a questo rito hanno offerto, con solenne rispetto e appassionata devozione, a Ganga Devi, colei che eternamente scorre e purifica.